#obiettivi di Hamas
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sauolasa · 2 years ago
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Aviazione israeliana colpisce "obiettivi di Hamas" a Gaza
È la ritorsione per un razzo lanciato verso il kibbutz di Nahal Oz, nel sud di Israele, caduto in una zona disabitata senza causare danni
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verita-lapalissiana · 1 year ago
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Il nauseante cerchiobottismo del fatto quotidiano ogni volta che devono fare finta di ammettere che israele sta commettendo un genocidio
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palmiz · 1 year ago
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I crimini di Israele
e la mission del Sionismo
Quello che i vergognosi media occidentali non dicono
«Ma se gli israeliani non vogliono essere accusati di essere come i nazisti, devono semplicemente smettere di comportarsi come i nazisti»
[Norman G. Finkelstein, intellettuale ebreo i cui genitori furono vittime dell’Olocausto]
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«Alla fine degli Anni Cinquanta, quel grande pettegolo e storico dilettante che era John F. Kennedy mi disse che nel 1948 Harry Truman, proprio quando si presentò candidato alle elezioni presidenziali, era stato praticamente abbandonato da tutti. Fu allora che un sionista americano andò a trovarlo sul treno elettorale e gli consegnò una valigetta con due milioni di dollari in contanti. Ecco perché gli Stati Uniti riconobbero immediatamente lo Stato d’Israele».
Gore Vidal, prefazione del libro “Storia ebraica e giudaismo: il peso di tre millenni” di Israel Shahak
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Una piccola striscia di terra lunga circa 45 chilometri e larga 10 in cui vivono un milione e mezzo di palestinesi è martoriata da oltre 60 anni.
Tsahal, il fiero esercito israeliano da settimane sta letteralmente sterminando una popolazione inerme, come ripercussione, dicono, a lanci di missili da parte di Hamas in territorio israeliano.
Razzi che avrebbero provocato la morte di 5 militari (altri 4 sono stati uccisi dal “fuoco amico" , cioè dagli stessi soldati), mentre nelle fila degli arabi, gli assassinati dal democratico stato di Israele sarebbero oltre 900 con diverse migliaia di feriti.
Numeri purtroppo destinati ad aumentare con il passare del tempo e delle incursioni.
I crimini attuali dell’esercito israeliano
I bersagli preferiti dall’esercito israeliano in diciassette giorni di guerra sono scuole, moschee, abitazioni private e soprattutto ambulanze, queste ultime per impedire il soccorso e il salvataggio di migliaia di feriti, che muoiono agonizzando per le strade.
Quindi non solo obiettivi militari ma soprattutto civili, e questo non a caso, visto che tale strategia si chiamata “guerra psicologica”.
La cosa non deve sorprendere, perché l’85-90% dei morti in tutte le guerre che si ‘rispettino’, sono infatti civili (uomini, donne e soprattutto bambini).
L’esercito di Sion sta utilizzando a Gaza armi vietate dalle Convenzioni internazionali, come le bombe al fosforo bianco (usate in grande quantità in Iraq dalla colazione anglo-statunitense). Lo riporta anche il “Corriere della Sera” dell’11 gennaio.
Nonostante la smentita del portavoce dell’esercito, il quotidiano Times di Londra ha pubblicato delle foto che non lasciano spazio a dubbi sull’uso appunto di queste vergognose e criminali bombe. Arriva infine la conferma da una fonte israeliana, ripresa dalla Radio svizzera italiana e riportata dall'agenzia Ansa (oggi 12 gennaio 2009) secondo la quale si tratta solo di bombe fumogene. Il tutto ovviamente per giustificare il fumo strano prodotto (vedi immagine sotto) dai bombardamenti dell'esercito.
Ma la fonte continua dicendo che "un po' di fosforo nelle munizioni c'è".
Non solo, ma a testimonianze di medici, a Gaza verrebbero utilizzate anche armi a forte potere esplosivo come quelle a base di stando lega di tungsteno.
Insomma i “territori occupati” sono un ottimo “campo di battaglia” per decimare da una parte la popolazione araba e dall’altra per sperimentare nuove armi.
Perché tale guerra?
Qualcuno sostiene che tale criminoso attacco militare da parte di Israele sia per ripicca a causa della grama figura fatta contro Hezbollah in Libano nel 2006.
Purtroppo non è questo il motivo: si tratta di un progetto chiaro e lineare che stanno portando avanti da oltre un secolo i sionisti.
L’attuale attacco è stato preparato infatti con 6 mesi di anticipo, quindi molto tempo prima del lancio di razzi da parte di Hamas!
Lo confermano canali ufficiali come la CNN e giornali come il britannico The Guardian.
Il canale televisivo CNN ha denunciato che la tregua tra Hamas e Israele ha iniziato a vacillare agli inizi di novembre, quando un commando israeliano ha ucciso durante un’incursione sei membri di Hamas, scatenando la ovvia reazione.
Anche il quotidiano Guardian del 5 novembre ha confermato la notizia.
Quindi esistono le prove che a rompere la tregua non è stato Hamas ma bensì lo stato di Israele a novembre del 2008!
Ma per comprendere il quadro generale è necessario fare un passo indietro.
Nascita del Sionismo
“Nell’Europa della fine del XIX secolo una convergenza di ragioni storiche, fra cui le persecuzioni antisemite, spinse un gruppo di intellettuali ebrei a teorizzare la necessità della nascita di una nazione ebraica dove quel popolo potesse finalmente trovare maggior pace e sicurezza.”
Questa teoria, che non è rimasta tale ma è diventata una triste realtà, prende il nome di sionismo.
Il sionismo è per così dire un «movimento» molto complesso, ma dagli obiettivi semplici, nato verso la fine del XIX° secolo qui da noi in Europa.
Il “sionismo” è suddivisibile in tre categorie:
- «Sionismo» propriamente detto, organizzato dal dottor Theodor Herzl, con lo scopo di ricostruire lo Stato ebraico di Gerusalemme in Palestina.
- «Sionismo territorialista», organizzato da Israel Zangwill, con lo scopo di costituire una «terra ebraica» in qualunque parte del mondo, privilegiando però la Palestina.
- «Sionismo socialista», organizzato da Moses Hess, che vuole conservare agli ebrei nel mondo l’identità nazionale, sforzandosi però tutti per un ritorno a «Eretz Israel».
Il «Sionismo territorialista», quello più recente, è stato fortemente voluto da Israel Zangwill (1864–1926), membro di prestigio della società sionistica l’«Antico Ordine dei Maccabei» (1891) e fondatore della rivista umoristica «Ariel». Alla “Dichiarazione Balfour”, che vedremo dopo, rivendicò per tutti gli ebrei del mondo il diritto inalienabile di colonizzare la Terra di Israele.
Il «Sionismo» per così dire ufficiale, è nato nel 1897 durante il primo «Congresso Sionista» di Basilea in Svizzera.
Fu però nel 1895/96 che compare per la prima volta il «Der Juden Staat» («Lo Stato degli Ebrei»), il manifesto scritto da Theodor Herzl in persona.
Più che manifesto si tratta di un vero e proprio libro «scritto in poche settimane, in una specie di delirio misto di fervore mistico e considerazioni pratiche», dove veniva esposto il piano ben preciso per una organizzazione ebraica mondiale.
Un piano precisissimo e completo di rimozione di tutta la popolazione araba, cioè non ebraica, dal futuro stato sionista: la “Gerusalemme liberata” (cioè “liberata” dai goym, dai gentili, dai “sub-umani”, dagli arabi).
Come mettere in atto questo spietato e criminale progetto?
Semplicemente attraverso l’espropriazione dei terreni e delle proprietà!
Quindi l’origine del gravissimo dissidio “israelo-palestinese” non si trova nel XXI° secolo, ma risale alla fine del XIX secolo. E’ proprio in quegli anni che fu ideato il progetto spietato di cacciare dalla Palestina tutti gli arabi, nessuno escluso, quindi ben cinquant’anni prima della nascita stessa dello Stato d’Israele e oltre un secolo prima dell’ennesima e ultima strage di stato che stiamo assistendo impotenti in questi giorni.
L’affare Dreyfus
Il periodo storico quando Theodor Herzl scrisse “Der Juden Staat” era molto caldo perché erano passati solo due anni dall’«affare Dreyfus».
Un affare delicatissimo perché riguardava le accuse (inventate ad hoc per scatenare appositamente l’antisemitismo…) di alto tradimento a carico di un capitano d’artiglieria ebreo (poi reintegrato nell’esercito dal tribunale), il francese Alfred Dreyfus: accusato di passare informazioni segrete all’esercito tedesco.
L’altro sionismo, quello «socialista» e l’«affare Dreyfus» hanno proprio nella Francia il comun denominatore: fu proprio a Parigi che Moses Hess, il padre spirituale del «socialismo sionista», lavorò come corrispondente per alcuni giornali socialisti di Germania e Stati Uniti. Moses Hess viene anche ricordato per la sua opera omnia: «Roma e Gerusalemme», considerata un classico della teoria sionista, e pubblicata in Germania nel 1862.
L’Alleanza israelita universale
Sempre nella capitale francese nasce una delle principali organizzazioni internazionali che promuove l’insegnamento e la cultura ebraica: l’«Alleanza Israelita Universale» (l’«Alliance Israélite Universelle»).
I fondatori di questa «Alleanza» furono «17» giovani e il «17» maggio 1860, grazie ai fondi di Sir Moses Haïm Montefiore e Lord Rothschild, organizzarono un manifesto politico sintetizzando le idee massoniche della «Rivoluzione Francese» del 1789 (il motto: «Liberté-Egalité-Fraternité» era scritto nelle logge massoniche francesi ancora 50 anni prima della Rivoluzione) e i principi del giudaismo.
«L’Alleanza Israelita» promosse nel 1870 a Jaffa (Palestina) la nascita della prima colonia ebraica «Mikweh o Mikiveh Israel». Ma le costruzioni in Palestina erano iniziate qualche tempo prima: il «Misgav Ladach Hospital», è un ospedale sorto nel 1854 e il cui nome originario era «Rothschild Hospital».
E’ facile comprendere che il sionismo non è un semplice movimento politico e/o religioso, come vogliono farci credere, ma un vero e proprio movimento pericoloso il cui obiettivo è quello di liberare, con ogni mezzo lecito e illecito, la “Terra Promessa” dagli arabi (goym) per consegnarla nelle mani del popolo eletto.
Il tutto nell’attesa della venuta del Messia…
La dominazione turco-ottomana
Alla fine del 1800 la Palestina era nelle mani dell’Impero turco-ottomano.
Nel 1915 il governo britannico chiese aiuto militare allo sceriffo della Mecca Hussein (esistono a tal proposito lettere firmate da Thomas Edward D’Arabia, famoso Lawrence d’Arabia, che confermano questo) per cacciare i turchi-tedeschi dalla regione.
In cambio promise la creazione di uno stato arabo indipendente!
Questo è un punto chiave: la promessa agli arabi da parte del governo di Sua Maestà di uno Stato arabo indipendente, in cambio di aiuto.
Gli arabi, vista l’importante promessa, parteciparono in massa e moltissimi persero la vita in combattimento proprio per questo motivo: la liberazione della Palestina assieme alle truppe inglesi.
L’esercito britannico, nonostante la Grande Guerra in corso, spostò un milione di soldati per portarli in Terra Santa. Ci deve essere stato un ottimo motivo per movimentare, cioè togliere dal fronte europeo, tutti quei soldati?
Il motivo c’era eccome!
Accordo Sikes-Picot
Dopo la scontro con l’esercito turco-ottomano, nel 1916 Russia, Francia e Inghilterra siglarono l’accordo di Sikes-Picot, il piano alleato per dividersi l’Impero ottomano in disfacimento.
Nell’accordo la Palestina doveva rimanere internazionalizzata sotto l’amministrazione di tutte e tre.
Il tradimento al popolo arabo
Il vero e proprio tradimento del popolo arabo avviene il 2 novembre 1917 con la «Dichiarazione Balfour»: una lettera che Arthur Balfour, Ministro degli Esteri della Gran Bretagna, inviò al capo della Federazione sionista Lord Rothschild, dove Sua Maestà riconosceva ufficialmente ai sionisti , il diritto di formare uno Stato indipendente in Palestina.
Lettera importantissima perché legittimò e riconobbe il diritto internazionale ai sionisti di creare un «focolare nazionale del popolo ebraico…» in Palestina.
Tale dichiarazione venne firmata da Pichon per la Francia , Wilson per gli Stati Uniti e Sonnino per l’Italia.
Pochi ricordano però come tale «Dichiarazione», cioè lo storico tradimento di tutta la popolazione araba della Palestina da parte inglese, specificava anche che per il raggiungimento dello scopo: «nulla dev’essere fatto a pregiudizio dei diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche esistenti in Palestina…».
E’ avvenuto esattamente il contrario.
Nel 1919 gli inglesi entrano in possesso della Terra Santa e dal 1920 con gli accordi di Sèvres, inizia ufficialmente l’immigrazione ebraica.
La terra indipendente araba rimane una promessa non mantenuta!
Trattato di Sèvres
Nel 1920 il Trattato di Sèvres sancì la spartizione dell’area mediorientale che vide: la Siria assegnata alla Francia e la Palestina alla Gran Bretagna.
Nel 1922 l’Inghilterra ricevette dalla Società delle Nazioni il Mandato per l’amministrazione della Palestina, sotto la cui egida nacque la Jewish Agency (Agenzia Ebraica) per promuovere l’economia ebraica nell’area.
E’ a questo punto che il padre del sionismo, Theodor Herzl, disse di voler: «sospingere la popolazione [ palestinese ] in miseria oltre le frontiere»
Lo scopo dal 1895 ai nostri giorni è sempre stato questo espresso da Herzl.
Peel Report, White Paper e la “Soluzione a due Stati”
Gli anni che vanno dal 1936 al 1947 videro crearsi le basi per la storica guerra arabo-israeliana del 1948.
Cominciano infatti le proposte di formazione di due Stati separati.
Gli inglesi pubblicano il Peel Report (1936) che prevede una separazione di ebrei e arabi secondo la divisione demografica del momento. La proposta non soddisfa le ambizioni territoriali dei sionisti e neppure gli arabi l’accettano perché chiedono che sia fermata l’immigrazione e che s’impedisca l’acquisizione di ulteriori terre.
Sempre gli inglesi pubblicano il White Paper sulla Palestina nel 1939, dove accettano di limitare l’immigrazione ebraica e l’acquisto di terre e promettono la transazione verso un futuro governo palestinese. Solo e sempre promesse come quella tradite dalla Dichiarazione Balfour del 1917.
Il terrorismo in Terra Santa
Prima dell’intervento britannico gli arabi e gli ebrei ottomani (ebrei assoggettati all’Impero ottomano turco) convivevano in una pace secolare, con alti e bassi, ma pur sempre pace.
Quando iniziò l’immigrazione ebraica, cioè quando i sionisti iniziarono a comperare terre e soprattutto dopo il gravissimo tradimento della Dichiarazione Balfour, era pressoché scontato che iniziassero gli scontri tra arabi ed ebrei.
Cosa che avvenne infatti dal 1920 in poi.
Nel 1921 per esempio gli scontri feroci fra arabi ed ebrei (a Jaffa 200 morti ebrei e 120 arabi) furono interpretati dagli inglesi come “scontri spontanei”, ma ovviamente non era così.
Nel 1940 gli ebrei arrivarono a formare il 33% della popolazione in Palestina, e i sionisti già organizzati in gruppi di guerriglia, cominciano gli attacchi terroristici contro gli inglesi e contro i civili palestinesi.
I gruppi più noti furono l’Irgun, l’Haganah e lo Stern.
Questo ultimo, chiamata “Banda Stern” è nata nel 1942 per opera dell’ebreo polacco Abraham Stern.
Una banda che incarnò la variante più violenta e terroristica del movimento sionista.
La loro azione più eclatante fu l’attentato alla sede dell’amministrazione britannica all’Hotel King David di Gerusalemme nel luglio 1946, dove venne fatta saltare una intera ala, con un bilancio di circa 200 vittime!
Tra i capi del comando vi era un certo Menachem Begin[26], che fu Primo Ministro israeliano e Premio Nobel per la Pace con il presidente egiziano Sadat…
Dopo questo e altri avvisi, nel 1947 gli inglesi rinunciano al mandato e lo consegnano nelle mani dell’ONU.
L’Organizzazione delle Nazioni Unite propone nella Risoluzione 181 l’ennesima divisione in Stati separati, gli arabi la rifiutano e di nuovo non senza motivo: agli ebrei sarebbe andato il 54% delle terre anche se erano solo il 30% della popolazione presente all’epoca.
Nella primavera del 1947 iniziano gli scontri militari tra arabi ed ebrei, dove i gruppi terroristici sionisti si distinguono per una lunga serie di crimini efferati: massacri, assassini e pulizia etnica documentati oltre ogni dubbio.
E’ infatti in questo periodo il massacro di 200 palestinesi a Deir Yassin, strage (di civili palestinesi) che passò alla storia e che fu perpetrata sotto la diretta responsabilità sempre di Menachem Begin.
Nascita dello Stato d’Israele.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale e la Guerra d’Indipendenza (1948-49) nasce il 14 maggio 1948 ufficialmente lo Stato d’Israele con la «Dichiarazione d’indipendenza» firmata dal Primo Ministro David Ben-Gurion, e preceduta da una risoluzione ONU, la numero 181 del 29 novembre 1947, che decise la spartizione (che non rispettava la demografia dell’epoca) dei territori.
Inutile dire che tale spartizione territoriale ha accentuato gli scontri tra popolazione, perché più che spartizione possiamo parlare di vera e propria razzia: il 73% della Palestina era diventata territorio ebraico, con oltre 750.000 rifugiati palestinesi.
Dopo soli 2 anni, nel 1950, Israele vota la Legge sulla Proprietà degli Assenti (5710-1950), una legge vergognosa che espropria la terra a tutti i profughi fuggiti durante la guerra.
I palestinesi vengono espropriati di tutto: case, terreni e attività commerciali.
In totale violazione della Risoluzione ONU 194 (12/1948) che sancisce il diritto dei profughi di tornare e di essere risarciti da Tel Aviv. Non solo i risarcimenti non sono mai avvenuti, ma i profughi si sono visti privare della propria casa.
La guerra del 1947/48 era stata preconizzata dal Presidente (dal 1926) dell’Università ebraica di Gerusalemme, Judah Magnes, il quale ha dichiarato che la creazione di uno stato ebraico in Palestina avrebbe condotto «alla guerra contro gli arabi».
Judah Magnes si riferiva al «Programma Biltmore» stilato a New York nel maggio del 1942 presso l’omonimo Hotel Biltmore, da un gruppo di sionisti americani appoggiati sia dai democratici che dai repubblicani statunitensi.
Tale programma del 1942 (ben prima che finisca la Seconda Guerra Mondiale) era appunto l’ennesimo tassello piazzato al posto giusto per la creazione dello Stato ebraico in terra palestinese!
Tra il 1917 e il 1948, e cioè tra la «Dichiarazione Balfour», il «Programma Biltmore» e la «Dichiarazione d’Indipendenza» avviene qualcosa che avrà ripercussioni in tutto il mondo e soprattutto nella causa ebraica: la Seconda Guerra Mondiale con l’Olocausto e l’immigrazione di massa.
Nel 1956 Israele, in accordo con le mire strategiche e gli interessi economici di Gran Bretagna e Francia attacca l’Egitto (che guarda caso aveva nazionalizzato il canale di Suez) conquistando Gaza e il Sinai, ma gli Stati Uniti costringono Tel Aviv a ritirarsi.
Nel 1964 gli stati arabi creano l’OLP (l’Organizzazione per la liberazione della Palestina), e presto questo gruppo darà inizio ad azioni di guerriglia contro Israele.
Nel 1966 la Siria permise a guerriglieri palestinesi di operare sul proprio territorio. Israele ovviamente minacciò ritorsioni per cui la Siria fece un patto di difesa con l’Egitto. In seguito a rappresaglie israeliane in Cisgiordania, Cairo assume un atteggiamento bellicoso, ma non va oltre.
Nel maggio del 1967 Nasser, il presidente egiziano, stringe un patto di difesa con la Giordania , che sembra mirare solo ad un rafforzamento strategico, e non a un effettivo attacco contro Israele.
Israele non aspetta e nel giugno del 1967 attacca l’Egitto, ben sapendo che avrebbe vinto in pochi giorni.
Questa è la nota Guerra dei 6 giorni, che segna l’umiliante disfatta araba.
In un attimo Israele occupa illegittimamente la Cisgiordania , Gaza, Gerusalemme Est, le alture del Golan ed il Sinai (poi restituito all’Egitto) e non si ritirò mai più nonostante le numerose risoluzioni dell’ONU (ad oggi sono circa 70).
Nel novembre dello stesso anno, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU condanna la conquista dei territori con la Risoluzione 242 imponendo il ritiro immediato dai Territori Occupati.
Israele accetterà 3 anni dopo tale Risoluzione senza però evacuare i territori, alla faccia del Consiglio di Sicurezza.
Il resto è storia…
Storia sono le condotte di Israele chiamate per ben tre volte “un insulto all’Umanità” dalla Commissione dell’ONU per i Diritti Umani (1977, 1985 e nel 2000).
Storia è anche la Risoluzione ONU A7RES/37/133 che nel dicembre del 1982 definì il massacro di Sabra e Chatila sotto la “personale responsabilità di Ariel Sharon” un “atto di genocidio”
Stiamo parlando di 1700 civili massacrati per due lunghissimi giorni dentro i campi profughi, protetti dall’esercito israeliano, a colpi di machete dai cristiano-falangisti.
L’elenco potrebbe continuare a lungo.
Sionismo cristiano
L’altra cosa da sapere, che non tutti conoscono, è il movimento dei «sionisti cristiani (Christian Zionists).
Anzi, spesso e volentieri, sono stati proprio dei cristiani (come George Walker Bush junior per esempio) che si sono rivelati i più forti sostenitori del ritorno degli ebrei a Gerusalemme.
“La teologia dei cristiani fondamentalisti d’America professa e attende la seconda venuta del Cristo con la conseguente fine del mondo, secondo una interpretazione della bibbia (…)”.
“Ma quell’evento sarà possibile solo quando gli ebrei avranno stabilito uno Stato ebraico su tutta la Palesino , e cioè ben oltre gli odierni confini di Israele "
L’«International Christian Embassy Jerusalem» ha tenuto fino ad oggi almeno quattro congressi internazionali sionisti cristiani: uno a Basilea e tre a Gerusalemme (la città madre del sionismo religioso).
Quindi il sionismo non è solamente un fenomeno ebraico, ma anche cattolico; non è solo un movimento politico ebraico, ma anche occidentale.
Esiste una forte corrente sionista pure tra i membri dell’amministrazione statunitense di ieri e oggi.
Basta leggere con attenzione i nomi della squadra “scelta” dal futuro presidente Obama per capacitarsene.
Pensate che nel 1978 la Camera dei Rappresentanti americana proclamò l’«Education Day USA», cioè il «giorno dell’istruzione». Una festa mobile che un anno cade il 24 marzo, un altro il 2 aprile, il 13 aprile, ecc. Tale data non è fissa perché segue il calendario giudaico-babilonese invece del classico giuliano. La data coincide con l’anniversario del rabbi Menachem Mendel Scheerson, il cosiddetto «rebbe», considerato dalla setta assidica dei Lubavitcher, il vero «Messia».
Come mai tutti i presidenti, da Carter fino a George Walker Bush, hanno ripreso e mantenuto una tradizione «culturale» assai poco laica, per non dire ebraica?
C’è da dire che Carter, mediatore non ufficiale nel 2008 nei processi di pace in Medioriente, ha dichiarato ultimamente che Hamas ha tenuto fede al patto di 6 mesi cessando il lancio di missili, Israele invece no!
Strano a dirsi, ma Israele non ha mantenuto la pace…
L’antisemitismo
Dopo questa delicata trattazione è doverosa una parentesi sull’antisemitismo.
I «semiti» sono: «(…) gli Accadi (Assiri, Babilonesi), i Cananei, gli Arami (fra i quali emergono i Fenici e gli Israeliti), infine gli Arabi».
«Affermare che gli ebrei sono semiti è pressappoco come affermare, per esempio, che i francesi sono europei»
Da questa precisazione si evince che pochissimi ebrei sono veramente dei semiti e che non tutti i semiti sono ebrei (infatti gli arabi sono effettivamente dei semiti).
Come non tutti gli ebrei sono sionisti, anzi i sionisti sono pochissimi, per fortuna!
Siccome oggi tra la popolazione ebraica non esiste praticamente quasi più nessun discendente originario di Sem, accusare qualcuno di antisemitismo equivale accusarlo di antiarabismo.
La conseguenza logica di questa affermazione è che oggi tra i più antisemiti - ironia della sorte – sono proprio i governi d’Israele!
L’antisionismo
Per fortuna anche nel mondo ebraico il sionismo non è, e non era ben visto, ecco cosa diceva nel 1935 lo scrittore israelita Ettore Ovazza: «il miglior alleato della politica razzista è oggi, suo malgrado, il sionismo nazionalista. E’ nostra ferma convinzione che mai la politica antisemita sarebbe giunta agli estremi che ha toccato, se non avesse avuto fra i suoi principali argomenti probatori, il cosiddetto focolare nazionale ebraico. Lo stesso ideale ebraico, dal punto di vista puramente religioso, predica il ritorno a Sion come un ritorno spirituale; ma poiché la nostra dottrina nega il proselitismo, le minoranze ebraiche nel mondo rimangono le legittime depositarie dell’idea monoteistica e della legge mosaica che sta alla base della Bibbia e della moderna civiltà. Nel 1934, voler interpretare il ritorno a Sion in senso strettamente territoriale è segno d’incomprensione storica e religiosa. Noi, per funzione religiosa storica e civile, siamo e dobbiamo essere interamente cittadini delle nazioni dove viviamo da secoli e di cui formiamo parte indissolubile ed integrante. Noi respingiamo nettamente i sionisti nazionalisti che vivono rispettati in parità di diritti civili e politici con tutti gli altri cittadini nelle nazioni d’Europa, e che sospirano invece verso la Palestina ; che con un occhio guardano a Roma e con l’altro a Gerusalemme
Concludo con una grande speranza, quella che riguarda naturalmente la grande pacificazione in Palestina, l’abbandono di ogni crimine e soprattutto l’abbattimento del «muro della vergogna» che è stato innalzato per impedire la creazione de facto dello Stato palestinese.
«Udite governanti…della casa d’Israele, che costruite Sion sul sangue e Gerusalemme con il sopruso!» perché «a causa vostra, Sion sarà arata come un campo e Gerusalemme diverrà un mucchio di rovine…».
L’antisionista e antisemita che ha fatto questa affermazione è il profeta Michea, originario della Giudea e contemporaneo del grande Isaia (VIII a.C.)
Per approfondire l’argomento, consiglio di leggere questi due libri:
- “Perché ci odiano”, Paolo Barnard, ed. BUR
- “Storia ebraica e giudaismo: il peso di tre millenni”, Israel Shahak, ed. Centro Librario Sodalitium
Per approfondire:
- “Il Tradimento degli intellettuali”, Paolo Barnard www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=86
- “Una guerra non necessaria” Jimmy Carter www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=5453
- “Gaza chi ha violato la tregua?” Miguel Martinez www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=5455
http://www.disinformazione.it/crimini_di_israele.htm
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soldan56 · 1 year ago
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Il Ministero della Sanità palestinese ha diffuso gli ultimi dati sulle vittime dei bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza. I morti sono 5.087, di cui 2.055 bambini e 1.156 donne. 15.273 persone sono rimaste ferite, tra le quali 4.992 minori di 18 anni. 597 famiglie hanno visto morire almeno 2 dei propri membri. Sono stati uccisi 57 tra medici, infermieri e personale sanitario. Le strutture sanitarie bombardate sono 56.
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ballata · 23 days ago
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L'Unità 8200 (יחידת 8200, in ebraico Yehida Shmonae Matayim) è un'unità d'élite delle Forze di Difesa Israeliane (IDF), creata per condurre operazioni militari specializzate in guerra cibernetica. Gli obiettivi perseguiti dall’unità 8200, infatti,  spaziano dalle operazioni di intelligence elettronica alle operazioni nel dominio cibernetico, sia difensive che di offensive, volte a contrastare le forze nemiche dello stato ebraico come Hezbollah e Hamas. L'Unità 8200 è considerata tra le strutture tecnologicamente più avanzate al mondo nell’ambito dell'intelligence e della guerra cibernetica.
Tenuto conto del contesto geopolitico nel quale è immerso Israele, l’operato dell'Unità 8200 è indubbiamente di elevato rilievo: tra tutti i compiti istituzionali assegnabili ad un'unità militare, l'unità 8200 svolge un ruolo essenziale nel monitorare le potenziali minacce contro lo stato ebraico, svolgendo tutte quelle azioni proattive per garantire una sorveglianza attiva (la cosiddetta early warning). In questo modo si cerca di intercettare e di conseguenza bloccare sul nascere azioni potenzialmente ostili dovute a gruppi estremisti, Stati ostili o reti terroristiche. In sostanza, quindi, le informazioni ottenute vengono analizzate ed utilizzate per prevenire possibili attacchi, identificando possibili minacce emergenti e garantire infine la sicurezza nazionale israeliana .Tra le azioni più eclatanti, intervento mirato contro Hezbollah che ha causato l’esplosione di radiotrasmittenti e cercapersone.
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curiositasmundi · 7 months ago
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Dal 7 ottobre, non è stato scontato a sinistra esprimere qualsiasi critica sull’operazione militare di Hamas: sul suo metodo, sulla razionalità degli obiettivi, o sul modo in cui aiuti a porre fine all’occupazione israeliana. Questo non solo perché una potenza occupante è in ultima analisi responsabile dello status quo di devastazione, ma anche perché criticare le tattiche di un gruppo che agisce in nome degli oppressi è visto come un indebolimento della loro causa legittima.
Questa situazione è aggravata da numerosi intellettuali di sinistra che hanno espresso sostegno incondizionato – se non addirittura celebrato – all’attacco di Hamas. Un post recente del blog di Verso Books colloca un movimento religioso socialmente regressivo come Hamas, nella tradizione di emancipazione della sinistra, affermando che «i parapendii che sono volati in in Israele il 7 ottobre continuano l’associazione rivoluzionaria tra liberazione e volo».
Andreas Malm ha sostenuto che l’operazione Alluvione di Al-Aqs ha ottenuto più risultati della prima Intifada perché i palestinesi sono riusciti a sostituire le pietre con mezzi militari, ignorando che l’Intifada è stato il più grande movimento di massa anticoloniale auto-organizzato nella storia palestinese e che ha costretto Israele a fare concessioni politiche senza precedenti. In effetti, sostenere che Hamas sia riuscita a ottenere di più significa ignorare del tutto che il suo attacco militare ha innescato l’enorme genocidio contro il popolo palestinese.
Lo ha detto Rashid Khalidi: «Guardando indietro agli ultimi sei mesi, al crudele massacro di civili su una scala senza precedenti, ai milioni di persone rimaste senza casa, alla carestia e alle malattie di massa provocate da Israele, è chiaro che ciò segna un nuovo abisso nel quale è sprofondata la lotta per la Palestina». Tom Segev concorda: «La guerra di Gaza è l’evento peggiore che i palestinesi abbiano vissuto negli ultimi 75 anni. Mai così tante persone sono state uccise e sradicate dai tempi della nakba, la catastrofe che li colpì durante la guerra d’indipendenza di Israele nel 1948, quando centinaia di migliaia di palestinesi furono costretti ad abbandonare le loro case e diventare rifugiati».
Oltre alle voci individuali, si è assistito a una celebrazione acritica di Hamas anche in alcune delle mobilitazioni di solidarietà degli ultimi giorni, altrimenti stimolanti. «Noi diciamo giustizia, voi dite come? Radere al suolo Tel Aviv», si sente cantare alcuni in un video. Slogan del genere, non importa quanto rari, minano la causa palestinese. Sostenere la Palestina significa porre fine a un’occupazione illegale e ritenere Israele responsabile della violazione del diritto internazionale. Non si tratta di sostenere l’uccisione di civili israeliani o la distruzione delle città israeliane. Sostenere il diritto internazionale significa sostenerlo per tutti.
Questo tipo di retorica riduce tutta una serie di posizioni politiche in Palestina a ciò che dice e fa un gruppo militante. Si presuppone inoltre che Hamas parli e agisca sempre a nome di tutto il popolo palestinese, semplicemente perché ha vinto un’elezione (con il 45% dei voti) nei Territori palestinesi occupati nel 2006 (principalmente come voto di protesta contro la corruzione dell’Autorità palestinese e il fallimento di Oslo).
[...]
I sondaggi mostrano che negli ultimi mesi l’indice di gradimento di Hamas a Gaza è effettivamente diminuito di 11 punti, arrivando a un terzo. C’è stato anche un calo generale del sostegno alla lotta armata. In risposta alla domanda: «Secondo te, qual è il mezzo migliore per raggiungere gli obiettivi palestinesi nel porre fine all’occupazione e costruire uno Stato indipendente?», il sostegno alla lotta armata diminuisce sia in Cisgiordania che a Gaza dal 63% di dicembre al 46% di marzo. Nella sola Gaza la percentuale è scesa dal 56% al 39%. La stessa Hamas ha appena ribadito la propria disponibilità a deporre le armi e ad accettare un cessate il fuoco a lungo termine con Israele in cambio di uno Stato lungo i confini del 1967.
Anche a Gaza si è registrato un drammatico aumento del sostegno alla soluzione dei due Stati: dal 35% di dicembre al 62% di marzo. Ciò rimane vero anche se la maggioranza dei palestinesi in Cisgiordania e Gaza riconoscono gli ostacoli pratici a tale soluzione, vale a dire l’espansione del progetto di insediamento di Israele. Ciò indica, tuttavia, che i palestinesi di Gaza sperano che l’attenzione internazionale e la pressione politica esterna su Israele possano avere qualche effetto.
Il sostegno alla soluzione di uno Stato unico tra i palestinesi occupati è sceso al 24% durante la guerra a Gaza. La maggior parte dei palestinesi occupati vuole separarsi da Israele e vivere nel proprio Stato, e vuole sbarazzarsi degli insediamenti illegali in Cisgiordania. Il progetto coloniale viola i diritti dei palestinesi secondo il diritto internazionale, in particolare il diritto all’autodeterminazione.
Inoltre, durante questa guerra, gli israeliani hanno disumanizzato la società palestinese ai livelli più estremi. Seguendo gli stimoli delle loro élite aggressive e dei media guerrafondai (saturi di ex militari ed esperti di sicurezza), gli israeliani hanno sostenuto in stragrande maggioranza la decimazione di Gaza. Ciò che preoccupa di più gli israeliani sono gli ostaggi, non la guerra. Le vite degli ostaggi israeliani contano, mentre i palestinesi sono, secondo le parole del ministro della difesa israeliano, «animali umani».
Spinta dalla vendetta e dalla punizione, Israele è una società narcisistica che si crogiola nelle proprie ferite e usa quelle ferite come scusa per i suoi crimini monumentali contro il popolo palestinese. I palestinesi trovano Israele crudele, insensibile e terrificante, e il loro primo pensiero è «proteggimi da Israele». È questa la società israeliana nella quale i palestinesi dovrebbero vivere con dignità e con pari diritti?
[...]
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“Chiamo dall’Intelligence israeliana. Stiamo per bombardare il suo palazzo”
Se serviva la prova che quello di Israele è puro accanimento, eccola!
Perché abbattere un palazzo, che male fa? Gli obiettivi non dovrebbero essere i miliziani di Hamas? E se avvisi due ore prima, non scapperanno dal palazzo? A quel punto, perché abbattere il palazzo?
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generalevannacci · 1 year ago
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Francesca Fornario
I guerrafondai accusano chi chiede a Israele di fermare la rappresaglia e invoca soluzioni diplomatiche di essere complici dei terroristi di Hamas e prima ancora complici di Putin. Questi piazzisti dell’industria bellica non credono alla fondatezza delle loro calunnie ma infamano a scopo di intimidazione, per annichilire il dissenso e indurci tutti al silenzio e all’autocensura, così che la guerra possa procedere senza opposizione.
Cari esportatori di democrazia che a forza di esportarla siete rimasti senza, io detesto gli oligarchi e i tiranni, sono atea e il fanatismo religioso mi fa orrore anche prima che sfoci nella violenza stragista; ho un figlio ucraino, un marito ebreo. Eravamo in piazza insieme e ci torneremo per gridare Fuori la guerra dalla storia.
Fuori la guerra dalla Palestina e da Israele, dall'Ucraina, dagli oltre cinquanta conflitti in corso nel mondo sui quali teniamo spenti i riflettori.
Fuori la guerra dalla storia perché la guerra sembra ineluttabile solo a chi la dichiara senza andare in trincea a combatterla. Solo a chi ordina agli eserciti di attaccare o resistere mentre se ne sta al sicuro nella stanza dei bottoni. Solo a voi che la guerra la combattete dal divano, facendo il tifo per uno schieramento o per quell'altro, convinti di aver individuato quali siano gli schieramenti in campo: Zelensky o Putin, Israele o Hamas, in un gioco delle parti truccato in cui ogni cosa che si scrive da una parte, dall’altra si scrive al contrario: “Hamas usa i bambini come scudi umani!”, per il fatto che i figli dei combattenti di Hamas vivono - ma pensa un po’! - con i loro genitori, le madri e i fratelli, e per colpire il covo di un terrorista si demolisce un intero palazzo. Ma non sono scudi umani anche i bambini dei coloni israeliani? Non hanno scelto loro di nascere su un territorio occupato in violazione del diritto internazionale, diventando bersaglio dei terroristi di Hamas, di venire al mondo in una trincea invece che in una culla. E i terroristi di Hamas, che tali sono se li racconta l’Occidente, diventano partigiani appena cambi canale e paese, agli occhi degli espropriati della terra, dell’acqua, del diritto a una vita dignitosa.
Al vostro gioco truccato delle parti non giochiamo perché sappiamo che le parti non sono quelle. Gli israeliani contro i palestinesi, i russi contro gli ucraini. Sappiamo che gli obiettivi di Netanyahu e di Hamas, di Zelensky e di Putin non coincidono affatto con quelli dei loro popoli. Sappiamo che gli schieramenti che si fronteggiano in ogni guerra sono gli oligarchi da un lato - che si servono degli eserciti così come dei terroristi, dei mercenari, delle milizie paramilitari simpatizzanti per il Nazismo - e i poveri cristi mandati al macello dall'altro, macellai contro macellati. E ogni guerra finisce allo stesso modo. Finisce che i popoli la perdono anche quando i loro governi la vincono.
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crossroad1960 · 1 year ago
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“Anche nel caso di quei mostruosi misfatti, non c’è che dire, è stato ottimo il lavoro negazionista della propaganda mandata in battaglia con l’operazione speciale: ma anche in quel caso è stato e continua a essere formidabile l’aiuto del collaborazionismo pacifista, quello che dal 25 febbraio del 2022 annotava che «Putin sta puntando sui suoi obiettivi e nel frattempo cerca di non spaventare la popolazione», quello che i bambini rapiti erano in realtà provvidenzialmente sottratti ai genitori che volevano mettergli addosso le cinture esplosive, quello che i mercati rasi al suolo erano depositi di armi della Nato, quello che le scuole incenerite erano covi nazisti, e via così. E in perfetta e contrapposta armonia nel nuovo scenario quel pacifismo collaborazionista è adesso quello che non solo non denuncia, ma persino giustifica gli RPG sotto le culle dei neonati e le granate e i Kalashnikov nelle corsie dei malati. Tutto per la pace, ovviamente. La pace delle decapitazioni e dei bunker sotto gli ospedali imbottiti di civili. E la pace degli ostaggi, molestati dai bombardamenti.”
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alephsblog · 6 days ago
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Ancora meno mi piacciono tutti quelli che dal primo giorno della guerra di Gaza, come se non aspettassero altro, hanno cominciato a gridare che gli israeliani stavano commettendo un «genocidio», perché era fin troppo evidente che era proprio così: non aspettavano altro che potere finalmente rovesciare sugli israeliani – cioè sugli ebrei – l’accusa su cui si fonda storicamente il rigetto dell’antisemitismo in occidente e in ogni paese civile. Ma se vogliamo sforzarci di essere obiettivi e razionali – premessa che di questi tempi, mi rendo conto, taglia fuori quasi tutti – dovremmo riconoscere l’esistenza di una inquietante simmetria: da un lato coloro che non hanno aspettato un giorno per gridare immediatamente al genocidio, decisi a dare per buona qualunque cifra e qualunque accusa proveniente da Hamas, nella convinzione che dopo il 7 ottobre Israele non avesse diritto di sparare un solo colpo nemmeno per tentare di salvare gli ostaggi; dall’altro coloro per cui non sembra esserci limite alla legittima risposta israeliana, nella convinzione che dopo il 7 ottobre Benjamin Netanyahu sia autorizzato a fare praticamente tutto.
Ma più il tempo passa, più Israele continua la sua offensiva, più sale il numero delle vittime, comunque le si conteggi. Di conseguenza, anche le accuse che un anno fa potevano apparire più esagerate, si fanno giorno dopo giorno più credibili, mentre la posizione del governo Netanyahu si fa sempre meno difendibile e l’isolamento di Israele più completo e soffocante. Le parole del Papa andrebbero considerate soprattutto come il dito che indica la luna, cioè questa pericolosissima spirale, che gli amici di Israele per primi dovrebbero osservare con preoccupazione.
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e-o-t-w · 1 month ago
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Eyes on the world #214
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Ci avviciniamo lentamente al cuore di ottobre. 
Settimana LEGGERMENTE più tranquilla per numero di news, ma non per questo la situazione è da definirsi sotto controllo. Oltre al consueto check su ciò che accade tra Israele e Libano/Hamas/Hezbollah, facciamo un rapido viaggio tra la politica italiana, i danni provocati dall’uragano Milton in USA e le accuse al rapper P. Diddy, sul quale ci sono un paio di novità. 
Direi di iniziare subito 👇 
🇮🇱 ISRAELE-LIBANO, CONTINUANO LE TENSIONI AL CONFINE. ATTACCATE LE BASI DELLA MISSIONE ONU UNIFIL 
1) Cerchiamo di fare ordine su quanto successo nell’ultima settimana. Sabato scorso diversi giornali internazionali hanno riportato che Israele si starebbe preparando a rispondere all'attacco missilistico dell'Iran del 1° ottobre. L’esercito israeliano ha dichiarato che la risposta sarà "grave e significativa". Gli Stati Uniti hanno consigliato a Israele di non colpire infrastrutture legate al programma nucleare iraniano o giacimenti petroliferi. Intanto, Israele ha continuato a bombardare il sud del Libano e Beirut, con l’obiettivo di colpire leader di Hezbollah, ma non ci sono conferme ufficiali sulla morte di Hashem Safieddine, nuovo leader del gruppo. Oltre 200mila persone stanno fuggendo verso la Siria. La Francia, nel frattempo, ha preso le distanze da Israele, con Macron che ha affermato che il Libano non deve diventare "una nuova Gaza". Intanto, proprio a Gaza, Israele ha ordinato una nuova evacuazione del campo profughi di Jabalia, nella Striscia, dove ha avviato un'operazione di terra, preceduta da attacchi aerei. Jabalia, il campo profughi più grande di Gaza, è stato in gran parte distrutto negli ultimi mesi. L'esercito israeliano ha dichiarato di aver colpito obiettivi di Hamas, come depositi di armi e tunnel. A Jabalia vivevano oltre 100mila persone, molte delle quali ora costrette nuovamente a fuggire. È il quarto attacco dall'invasione israeliana iniziata dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023. Israele ha anche esteso gli ordini di evacuazione al resto del nord di Gaza. Non è tutto. Domenica pomeriggio a Be'er Sheva, nel sud di Israele, c'è stato un attacco armato in un centro commerciale, in cui una persona è stata uccisa e dieci sono rimaste ferite. L'assalitore, Ahmad al-Uqbi, un cittadino arabo-israeliano di 29 anni, è stato ucciso dalle forze dell'ordine. La vittima è Shira Chaya Suslik, un'agente della polizia di frontiera israeliana, che è stata accoltellata e privata della pistola con cui l'assalitore ha poi sparato ad altre persone. La polizia tratta l'evento come un attentato terroristico e due dei feriti sono in gravi condizioni. 
Nella notte tra domenica e lunedì, l'esercito israeliano ha lanciato nuovi attacchi aerei su Beirut, colpendo obiettivi di Hezbollah, accusato di nascondere armi sotto edifici residenziali. Bombardamenti precedenti avevano già distrutto diverse aree civili. Gli attacchi hanno ucciso 12 persone in villaggi vicino Beirut e 10 vigili del fuoco nel sud del Libano. Contemporaneamente, operazioni di terra israeliane hanno causato la morte di 17 persone, tra cui 9 bambini, in un campo profughi a Gaza. Hezbollah ha risposto lanciando razzi contro Israele, con alcuni che hanno colpito Haifa. 
Tra giovedì e venerdì, l'esercito israeliano ha attaccato tre basi della missione ONU UNIFIL nel sud del Libano, scatenando tensioni tra Israele e l'ONU. La missione UNIFIL, creata nel 1978, ha il compito di garantire il rispetto del confine tra Israele e Libano. Israele ha affermato che il suo obiettivo fossero miliziani di Hezbollah vicini alle basi, mentre l'UNIFIL ha denunciato attacchi "ripetuti" e "deliberati" contro le sue postazioni, danneggiando strutture e ferendo peacekeeper. Le basi attaccate includevano il quartier generale a Naqura e due altre basi sotto il controllo del contingente italiano. Israele aveva chiesto all'UNIFIL di evacuare le aree vicino alla Blue Line, richiesta che i paesi membri della missione, tra cui l’Italia, hanno rifiutato. Gli attacchi si sono concentrati su torri di osservazione e sistemi di comunicazione, probabilmente per impedire alla missione di monitorare le manovre militari israeliane. Questo episodio è l'ultimo di una serie di azioni israeliane contro l'UNIFIL, provocando dure condanne da parte dei paesi coinvolti, inclusa l'Italia. 
Ieri sera le azioni si sono ulteriormente intensificate, con Israele che ha bombardato due edifici nei quartieri residenziali di Nweiri e Basta, a Beirut, causando almeno 22 morti e 117 feriti, secondo il ministero della Salute libanese. Un edificio è collassato a seguito dell'attacco, che potrebbe aver preso di mira Wafiq Safa, un importante esponente di Hezbollah, secondo fonti anonime. Israele e Hezbollah non hanno commentato. Le immagini mostrano fumo e incendi, e il bilancio delle vittime potrebbe crescere. Gli attacchi aerei israeliani su Beirut sono in corso da fine settembre, concentrandosi prevalentemente nella periferia sud della città. 
🇮🇹 ITALIA: ECCO IL PIANO STRUTTURALE CHE PRECEDE LA LEGGE DI BILANCIO. TANTA AMBIZIONE E QUALCHE DUBBIO 
2) Torniamo in Italia. Il Parlamento ha approvato il Piano Strutturale di Bilancio (PSB), documento che definisce la gestione delle finanze pubbliche italiane per i prossimi sette anni, in linea con le nuove regole europee. Il PSB indica come il governo intende gestire spese e entrate, nonché ridurre il debito pubblico. Il piano è vincolante e può essere modificato solo in caso di un nuovo governo o eventi eccezionali. Il documento ha ricevuto critiche per la sua complessità e mancanza di informazioni dettagliate. Il governo prevede una significativa riduzione della spesa pubblica o un aumento delle entrate, tra cui imposte, per rispettare le indicazioni della Commissione Europea, che chiede di riportare il deficit sotto il 3% del PIL entro il 2026. Sebbene ci siano impegni ambiziosi, mancano dettagli su come il governo intenda raggiungere gli obiettivi, soprattutto in merito alla legge di bilancio per il 2025. Il PSB prevede anche la conferma del taglio sui contributi per i lavoratori con redditi fino a 35mila euro e la riduzione delle aliquote IRPEF. Il governo intende finanziare anche contratti pubblici, politiche per la natalità, missioni di pace e la spesa sanitaria. Tuttavia, non è chiaro come verranno reperiti i fondi necessari, anche se si prevede un uso parziale del deficit. Alcune risorse potrebbero arrivare da tagli alla spesa ministeriale e riduzione dei bonus fiscali. 
🇺🇸 USA: DOPO HELENE, È IL TURNO DELL’URAGANO MILTON. COLPITA LA FLORIDA, ALMENO 12 LE VITTIME 
3) Facciamo un salto in USA. Nella notte tra mercoledì e giovedì, l’uragano Milton ha colpito la costa centro-occidentale della Florida, portando forti venti e piogge intense, con danni ancora da stimare. Circa tre milioni di abitazioni e attività commerciali sono rimaste senza elettricità. Milton ha toccato prima l'area di Siesta Key, per poi muoversi verso nord-est, in direzione di Orlando, causando inondazioni e mareggiate. L’aeroporto di Tampa, così come quelli di Orlando e Clearwater, resterà chiuso a tempo indeterminato. I venti hanno distrutto il tetto del Tropicana Field, utilizzato per i soccorsi, e hanno fatto crollare una gru sull’edificio del Tampa Bay Times. Sono stati segnalati danni a oltre cento edifici, con circa 3,2 milioni di persone senza energia elettrica. Le vittime si trovano nella città di Fort Pierce, dove un tornado ha colpito una residenza per anziani. Il Servizio meteorologico nazionale ha registrato decine di tornado in diverse aree della Florida, e il governatore Ron DeSantis ha dichiarato che la maggior parte dei danni è stata causata da questi eventi. Milton, inizialmente classificato come uragano di categoria 5, è arrivato come categoria 3 e successivamente riclassificato come categoria 2. Gli esperti avvertono che, nonostante la diminuzione di intensità, l’uragano rimane molto potente, con allerta per il rischio di inondazioni. Recentemente, la Florida aveva già subito gli effetti dell’uragano Helene, che aveva provocato gravi danni e oltre 200 morti in vari stati del sud degli Stati Uniti. Di morti Milton ne ha provocati finora almeno 12. Cinque vittime sono state trovate in una residenza per anziani colpita da un tornado nella contea di St Lucie, e altre tre persone sono morte nella contea di Volusia. I soccorritori hanno salvato almeno 340 persone, incluse molte recuperate dai tetti con l'ausilio di elicotteri. L'uragano si è allontanato dalla costa ieri. 
👨‍⚖️ IN SEGUITO ALLE NUMEROSE ACCUSE NEI SUOI CONFRONTI, P. DIDDY SARÀ PROCESSATO NEL MAGGIO 2025 
4) Chiudiamo con una doverosa parentesi “musicale”. Il produttore Sean "Diddy" Combs, accusato recentemente di associazione a delinquere finalizzata al racket, traffico sessuale e trasporto per prostituzione, andrà a processo nel maggio 2025. Durante un'udienza a New York, il giudice ha fissato la data del processo per il 5 maggio 2025. Combs, che si è dichiarato non colpevole, era presente in aula, ammanettato alle caviglie e vestito con abiti carcerari, salutando la sua famiglia presente in aula. Il pubblico ministero ha previsto che il processo potrebbe durare tre settimane, ma un eventuale atto d'accusa aggiuntivo potrebbe allungarne la durata. Gli avvocati di Combs hanno dichiarato che la difesa potrebbe richiedere una settimana. Il giudice ha anche emesso un ordine per vietare alle parti di divulgare informazioni riservate. Gli avvocati di Combs hanno accusato il governo di aver diffuso un video in cui Combs picchia la sua ex fidanzata, Cassie Ventura, ma non hanno fornito prove. Il governo ha negato di essere in possesso del video prima della sua pubblicazione da parte della CNN. Gli avvocati di Combs hanno richiesto che il video non venga utilizzato durante il processo. Il giudice deciderà in seguito su una possibile udienza riguardo alle fughe di notizie. Combs, detenuto al Metropolitan Detention Center di Brooklyn, tornerà in tribunale il 18 dicembre. 
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Un paio di brevi giusto per non farci mancare nulla 👇 
🎾 Rafael Nadal, uno dei tennisti più grandi di tutti i tempi, ha annunciato il suo ritiro dal tennis professionistico dopo la Coppa Davis di novembre 2024 a Malaga. Il trentottenne spagnolo ha vinto 22 tornei del Grande Slam, tra cui 14 Roland Garros, confermandosi come il miglior giocatore sulla terra rossa. La sua carriera, caratterizzata da una straordinaria difesa e colpi potenti, è stata segnata anche da numerosi infortuni, ma Nadal ha spesso recuperato in modo sorprendente. Insieme a Roger Federer e Novak Djokovic, Nadal ha dominato il tennis negli ultimi vent'anni, dando vita a rivalità leggendarie, soprattutto con Federer. Il loro storico incontro a Wimbledon nel 2008 è considerato uno dei più memorabili. Nadal ha vinto anche 36 Masters 1000, 5 Coppe Davis e due ori olimpici. 
🚘 Tesla ha presentato il suo nuovo "robotaxi", un'auto elettrica senza conducente, negli studi della Warner Bros a Los Angeles. Elon Musk, arrivato a bordo del prototipo, ha dichiarato che il veicolo, chiamato "cybercab", sarà disponibile prima del 2027 a un prezzo inferiore ai 30.000 dollari. Il design del robotaxi è futuristico, privo di volante e pedali, distinguendosi dai modelli di altre aziende come Waymo e Baidu. Tuttavia, diversi esperti ritengono che Tesla sia ancora lontana dal perfezionare la guida autonoma. Musk ha inoltre annunciato che la tecnologia verrà installata su modelli esistenti come Model 3 e Model Y dal prossimo anno in California e Texas. La presentazione è stata interpretata come un tentativo di rassicurare gli investitori, poiché Tesla ha affrontato un calo delle vendite e problemi con il Cybertruck. L'evento ha incluso anche i robot Optimus, mostrati come potenziali assistenti domestici. 
Alla prossima 👋 
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dominousworld · 2 months ago
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Hamas è più forte di quanto lo fosse il 7 ottobre
Hamas è più forte di quanto lo fosse il 7 ottobre
a cura della Redazione 28-06-2024 Nonostante le dichiarazioni propagandistiche e illusorie, Israele è militarmente in enorme difficoltà a Gaza, soprattutto con l’invasione di terra di Rafah e le pesanti perdite subite per mano di Hamas. Un mese e mezzo dopo l’invasione di terra di Rafah, l’occupazione tenta oggi di fuggire dall’inferno di Gaza e dal fallimento nel raggiungere gli obiettivi…
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m2024a · 4 months ago
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Ucciso il capo di Hamas, Ismail Haniyeh: il raid nella sua residenza a Teheran. Chi era: sposato, 13 figli, aveva 62 anni Hamas ha comunicato la morte del suo leader Ismail Haniyeh in seguito a un raid israeliano contro la sua residenza a Teheran. L'attacco in cui è stato ucciso Ismail Haniyeh è avvenuto alle 2 di notte di Teheran. Lo ha riferito la rete saudita 'Al-Arabiya. Haniyeh è stato ucciso insieme a una delle sue guardie del corpo. Le Guardie della Rivoluzione Islamica hanno riferito che la residenza del capo di Hamas «è stata colpita a Teheran e, a seguito di questo incidente, lui e una delle sue guardie del corpo sono stati martirizzati». Il missile guidato Secondo l'agenzia di stampa saudita Al-Hadath, alcune fonti hanno dichiarato che l'uccisione di Ismail Haniyeh, capo dell'ufficio politico di Hamas, è stata effettuata con un missile guidato diretto verso il luogo in cui risiedeva a Teheran. Il missile ha colpito il bersaglio alle 2 del mattino, ora locale. Israele attacca Beirut, si apre il secondo fronte. La minaccia di Hezbollah: «Entreremo in Galilea» Chi era Ismail Haniyeh aveva 62 anni e dal 2017 era il capo politico di Hamas. Era nato in un campo profughi di Gaza, da genitori fuggiti dalla città di Asqalan dopo la creazione dello Stato di Israele nel 1948. Dal 2019 viveva a Doha, in Qatar (che gli aveva dato l'asilo politico), e in questi giorni si trovava a Teheran per partecipare alla cerimonia di insediamento del presidente iraniano Masoud Pezeshkian. Da giovane aveva studiato all'istituto al-Azhar e si era laureato in letteratura araba all'Università islamica di Gaza. Nel 1983 aderì al Blocco Studentesco Islamico, considerato un precursore di Hamas. Ha scalato i ranghi del movimento diventando stretto collaboratore del co-fondatore, il defunto sceicco Ahmed Yassin. Haniyeh è stato in carcere in Israele a seguito delle manifestazioni di protesta nel 1987 e nel 1988: Nel 1992 è stato nuovamente arrestato e deportato assieme ad altri nel sud del Libano, tornando poi a Gaza: Inoltre è sfuggito a vari attentati. Nel 1993 è tornato a Gaza diventando preside nell'Università Islamica. La sua carriera politica lo ha visto occupare il ruolo di Primo ministro dell'Autorità nazionale palestinese dal 2006 al 2007. A causa delle forti tensioni interne - tra Abu Mazen e Hamas - fu quindi incaricato di costituire un governo di unità nazionale che però ebbe vita breve e si concluse con la presa della striscia di Gaza da parte di Hamas. Era sposato e aveva avuto 13 figli, tre dei quali sono stati uccisi durante un raid israeliano all'inizio dell'anno. Le indagini Le Guardie rivoluzionarie iraniane hanno dichiarato che «stanno indagando sull'incidente della morte del capo politico di Hamas Ismail Haniyeh e annunceranno i risultati dell'indagine in seguito». L'assassinio del leader di Hamas Ismail Haniyeh in Iran rappresenta una grave escalation che non raggiungerà i suoi obiettivi, ha dichiarato il funzionario della fazione islamica Sami Abu Zuhri, citato dai media israeliani. «L'assassinio del comandante Ismail Haniyeh è un atto codardo e non passerà sotto silenzio». Lo ha detto, riferito dai media, Musa Abou Marzouk, uno dei maggiori dirigenti di Hamas in una delle prime dichiarazioni.
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lamilanomagazine · 6 months ago
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Gaza, Hamas accetta la risoluzione Onu per il cessate il fuoco ed è pronta a negoziare
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Gaza, Hamas accetta la risoluzione Onu per il cessate il fuoco ed è pronta a negoziare. A Gaza si apre qualche spiraglio di speranza: Hamas ha accettato la risoluzione per il cessate il fuoco votata ieri dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ed è pronta a negoziare i dettagli. Sami Abu Zuhri, alto funzionario del movimento, ha aggiunto che ora spetta a Washington garantire che Israele la rispetti. Israele, da parte sua, con un linguaggio che non lascia prevedere un silenzio delle armi imminente, ha spiegato che «non metterà fine alla guerra prima di aver raggiunto tutti i suoi obiettivi di guerra: distruggere le capacità militari e di governo di Hamas, liberare tutti gli ostaggi e garantire che Gaza non rappresenti una minaccia per Israele in futuro». Intanto il Wall Street Journal rivela un inquietante retroscena: Yahya Sinwar, il leader di Hamas a Gaza, resiste da mesi alla pressione per un cessate il fuoco nella convinzione che più combattimenti e più vittime civili vadano a vantaggio del movimento islamico. È quanto emergerebbe dalla corrispondenza dello stesso Sinwar con i mediatori e i suoi compatrioti, secondo quanto riportato dal giornale. Nelle stesse ore, il segretario di Stato Usa Antony Blinken porta avanti la sua complessa agenda nella regione: per il capo della diplomazia Usa il premier israeliano Benyamin Netanyahu «ha riaffermato il suo impegno» per il cessate il fuoco a Gaza. Blinken ha inoltre definito un «segnale incoraggiante» la reazione di Hamas alla risoluzione Onu. Per facilitare l'intesa, gli Stati Uniti concederanno 404 milioni di dollari in aiuti di assistenza umanitaria ai palestinesi, ha annunciato lo stesso Blinken in Giordania, dove oggi si è svolta una conferenza organizzata da Egitto, Giordania e Nazioni Unite.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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ballata · 30 days ago
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Muṣʿab Ḥasan Yūsuf è nato a Ramallah a 10 chilometri di Gerusalemme.
È il maggiore di 5 fratelli è primogenito dello Shaykh Hasan Yusuf, uno dei fondatori di Hamas.
Voleva diventare un guerrigliero palestinese.
Yousef fu arrestato e imprigionato da Israele molte volte.
Essendo il figlio maggiore era visto come successore di suo padre, divenne una parte importante dell'organizzazione di Hamas.
I dubbi di Yousef sull'Islam e Hamas hanno cominciato a formarsi quando realizzò la brutalità di Hamas, che usa la vita e la sofferenza di civili e bambini per raggiungere i propri obiettivi.
Nel 96 era in una prigione israeliana, fu interrogato dallo Shin Bet; in seguito lo definì molto più umano del modo in cui Hamas interrogava i collaborazionisti. Accettò di lavorare per Israele. Per non destare sospetti lo Shin Bet inscenò un tentativo di arresto, dicendo alle Forze di Difesa Israeliane di catturarlo.
Dopo 1 anno passato in prigione, per non destare sospetti, Muṣʿab si avvicinò alle alte sfere di Hamas, che lo vedevano come l'erede di Hasan Yusuf.
Lo Shin Bet gli diede il nome in codice "Green Prince" ("verde" per il colore del movimento islamico e "principe" per il fatto che era figlio di uno dei capi ) lui gli passò numerose informazioni, utili a sventare attentati.
Contribuì alla cattura del capo di Fatah in Cisgiordania, Marwan Barghuthi.
Secondo lo Shin Bet "molta gente gli deve la vita senza neanche saperlo". Yousef incontrò un missionario e si convertì al Cattolicesimo.
Fu segretamente battezzato, a Tel Aviv, da un cristiano non identificato.
Nel 2008 rivelò pubblicamente la sua storia, venendo ripudiato dalla famiglia. Nel 2017 ha fatto scalpore il suo intervento alle Nazioni Unite dove ha accusato l'Autorità Palestinese di essere mandante dell'odio nel West Bank, di essere responsabile dei problemi che imputano a Israele, di essere i veri nemici dello Stato Palestinese.
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curiositasmundi · 6 months ago
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Nella notte fra il 5 e il 6 giugno un attacco aereo dell’esercito israeliano ha bombardato una scuola dell’UNRWA nella Striscia di Gaza (l’UNRWA è l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di fornire assistenza umanitaria ai profughi palestinesi). L’edificio si trovava nel campo profughi di Nuseirat, nella parte centrale della Striscia. L’esercito israeliano (IDF) ha detto che al suo interno si nascondevano dei membri di Hamas che avevano preso parte al violento attacco compiuto in Israele il 7 ottobre, che ha dato inizio alla guerra attualmente in corso nella Striscia. Il ministero della Salute della Striscia di Gaza, controllato da Hamas, ha detto che nell’attacco sono state uccise 40 persone, secondo quanto riportato da Reuters.
Alcuni giornalisti locali hanno riferito a BBC che nella scuola si trovavano centinaia di persone sfollate e che due missili sono stati sparati contro l’ultimo piano dell’edificio. Ismail Al-Thawabta, direttore dell’ufficio stampa del governo di Hamas nella Striscia, ha negato che nella scuola si nascondessero combattenti dell’organizzazione. Secondo l’esercito israeliano, invece, questi avrebbero «diretto attacchi terroristici» dalla scuola, sfruttandola come rifugio.
[...]
L’attacco alla scuola dell’UNRWA di Nuseirat fa parte di una serie di intensi bombardamenti cominciati mercoledì mattina contro obiettivi mirati nella Striscia di Gaza, anche se l’ong Medici senza frontiere ha dichiarato che almeno 70 persone morte, la maggior parte donne e bambini, sono state portate nell’ospedale locale in cui opera da martedì.
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